Una sera di giugno 2022, Dolomiti di Fassa, salgo faticosamente in MTB (una gloriosa Full Dynamix vincitrice del mondiale Marathon 2004, non con il sottoscritto ovviamente) le ultime rampe per raggiungere uno dei numerosi rifugi della zona. Li chiamano ancora rifugi anche se ormai sono perlopiù hotel con camere singole e chef stellati.
Rifletto sulla trasformazione che hanno subito queste meravigliose vallate, oggi molto più vocate al turismo di massa che ad un bilanciato rapporto fra uomo e natura; impianti in funzione ovunque, mezzi di tutti i tipi che salgono e scendono per le gippabili, sterrati perfettamente tirati come strade asfaltate. Il senso di fastidio non mi abbandonerà per i successivi giorni. Ma proprio lì sono stato testimone di un gesto esemplare, che peraltro ha risposto a una delle domande che spesso mi ponevo: con tutti quei turisti, come facevano i sentieri e le gippabili ad essere così puliti? Abituato al Devero e a molte altre zone delle Alpi Occidentali in cui i fazzoletti di carta e le mascherine punteggiano inesorabilmente i bordi dei percorsi, il retro degli alberi secolari (più grandi sono e meglio celano), gli anfratti fra le rocce, addirittura il retro delle case, fantasticavo su schiere di netturbini trentini che nottetempo riempivano sacchi di immondizie. Ma non é così…
Arrancando sui pedali per raggiungere i miei compagni di viaggio, che quasi sempre mi precedono di qualche decina di metri, percepisco il vicino rumore di un motore. Mi fermo a lato strada approfittando della breve sosta per riprendere fiato e tergere il sudore. Un pick-up bianco mi supera a non più di 10 all’ora, si tratta del mezzo di un rifugio pubblicizzato sulla carrozzeria. Lo lascio distanziarmi di qualche metro, il giusto per non dover respirare le emissioni del diesel, poi riprendo a pedalare. Ma ecco che si ferma, l’autista scende, gira attorno all’auto, si china a raccogliere un fazzoletto di carta evidentemente usato, torna alla guida e prosegue. Lì allora ho capito che la pulizia di quei sentieri é dovuta innanzitutto al rispetto di chi lavora nelle varie attività commerciali della zona. Che lo stimolo sia un autentico rispetto per l’ambiente o un mero calcolo economico (per un turista un sentiero intonso é più piacevole di uno lordo) non lo saprò mai. É certo che anche il turista, trovandosi in un ambiente pulito, subisca un positivo influsso a mantenere lo stesso ordine delle cose. Si innesca un circolo virtuoso che riduce il numero complessivo di rifiuti e l’esigenza di fermarsi a raccogliere un fazzoletto usato.
In questi giorni percorro i sentieri verso il Lago Nero o verso Crampiolo e, ormai ossessionato dalla questione, non riesco a non notare le centinaia, migliaia di rifiuti a bordo sentiero: carte di caramelle, bottigliette, mascherine, assurdi sacchetti per le feci dei cani, e soprattutto fazzoletti bianchi. Alcuni sono qui dallo scioglimento delle nevi, altri sono freschi freschi di giornata. Nel mio piccolo, cammin facendo raccolgo tutto ciò che non é un fazzoletto, me lo metto in tasca o nello zaino. Lo faccio in modo ancora più palese quando sono in compagnia dei miei bambini e o di altre persone, sperando che l’esempio serva a qualcosa.
Non sono certo un cavaliere senza macchia, ma fin da bambino mio papà mi insegnava a soffiarmi il naso con le foglie degli alberi o delle lavazze, a usare l’acqua dei torrenti o della borraccia per detergere le terga. Bisognerebbe abituarsi a portare nello zaino non solo un po’ di carta igienica ma anche un rotolino di quei sacchetti che si usano per i cani, nei quali riporre la carta e i fazzoletti usati e che a fine gita potremo gettare nel contenitore dei rifiuti indifferenziati di casa. All’inizio ci vorrà un po’ di sforzo e di volontà ma poi diventerà un gesto abituale.
Un comportamento rispettoso dell’ambiente e degli altri escursionisti dovrebbe prevedere che tutti i rifiuti prodotti durante una gita ti seguano fino a casa: non solo i fazzoletti o i vari imballaggi, ma qualsiasi elemento estraneo all’ambiente di cui sei ospite. Quindi niente bucce di banana o di arancia, non edibili dagli animali (in realtà tutte le bucce essendo intrise di pesticidi sono mal digeste dagli animali), niente noccioli di pesche, albicocche, prugne od olive, niente gusci delle uova.
Il Parco organizza annualmente, verso l’inizio della stagione autunnale, la lodevole iniziativa di pulizia dei sentieri. Credo che aggiungere una giornata in più nel pieno della stagione estiva, non possa che far del bene. Sarà una giornata di pulizia dei tre principali sentieri verso Crampiolo e dell’anello del Lago Nero, pensata soprattutto per i bambini. A seconda del numero dei partecipanti, si formeranno delle mini-squadre di giovani “operatori ecologici”, dotati di bastoni raccogli-rifiuti, sacchetti e guanti (dati in dotazione dall’organizzazione). Per la squadra che raccoglierà più rifiuti ci sarà un simpatico premio. La giornata sarà lunedì 8 agosto 2022, con ritrovo alle ore 10 presso la Locanda Fattorini. Per iscriversi inviate una email a: info@comitatotuteladevero.org o mandate un WhatsApp al numero 0322.076468.
Ah dimenticavo! Il nome dell’iniziativa é “C’era una volta un fazzoletto di carta…”, con l’auspicio che un giorno i fazzoletti di carta facciano parte delle favole per bambini, come barbarie di un passato remoto.