A maggio il sipario della Piana del Devero si apre stendendo il suo caldo tappeto giallo di Botton d’oro, accogliendoci in un luogo unico, quasi ad invitare tutti gli appassionati del vastissimo mondo della flora alpina a lasciarsi accompagnare da questi gioielli gialli, verso l’alto, dove gli stessi cedono spazio ad altre innumerevoli varietà di fiori spontanei.
L’attenzione non è mai forzata: è un susseguirsi di meraviglia, un inebriarsi di silenzio, di profumi puri, di colori, di quella pace che innesca quel senso primordiale dimenticato. Qui la solitudine grigia è un lontano ricordo, non si ha più la percezione né del tempo né del vuoto rumoroso e pesante di una quotidianità forzata: quel vuoto si riempie di tutto ciò che è così tanto semplice e così tanto antico; radici che riaffiorano e si vorrebbero legare a questa sinergia di elementi, di acqua, terra, roccia, aria, luce che lavorando in perfetta sincronia, creano aiuole naturalmente armoniche.
Nulla è fuori luogo, tutto è cromaticamente perfetto. Il sole al Devero, quando scalda illuminando la sua terra, fornisce l’energia necessaria per scatenare una fioritura ineguagliabile. L’intensità dei colori e la loro purezza sono una delle tante peculiarità del luogo. Non vi è angolo, altezza, pianoro, dove non ci sia vita sbocciata: le rocce e le pietraie sono l’habitat di piccole piante grasse che, molto forti, in un ambiente aspro, delicatamente fioriscono. La scena è tutta per la Sassifraga Alpina, il Semprevivo Montano, il Silene a cuscinetto e molti altri.
Ho trovato incantevole l’escursione fatta a giugno al Lago del Sangiatto.
Qui il rododendro condivide il territorio con i larici ed i ginepri: il porpora del suo fiore vuole forse ricordare la sacralità di un arbusto perenne, molto caparbio, longevo, aggrappato ben saldamente alla sua Madre Terra. Per osservare la fioritura del rododendro è eccezionale anche il sentiero che costeggia il Lago di Codelago fino al Lago di Pianboglio.
Lungo questo percorso, sui pendii verdi non possono sfuggire alla vista il Giglio di San Giovanni, Il Giglio Martagone e quello bianco, meno appariscente ma delicatissimo e più presente delle prime due bulbose.
Quest’anno lo vorrei ricordare per la grande esplosione di Genziane blu cobalto; quel blu così naturale ed intenso, quasi inimitabile anche dai più bravi pittori naturalisti, da non rientrare più nei colori freddi per il calore che questa spettacolare fioritura ha donato.
Non trovo parole sufficientemente significative per descrivere un altro ambiente dell’ecosistema della Valle del Devero quale è quello delle torbiere alte attive presenti in vari punti come l’Alpe Crampiolo, il Lago Delle Streghe e nelle conche prative attigue agli spettacolari laghi del comprensorio.
L’Erioforo ci indica la zona: non si può sbagliare. Si nutre del terreno alcalino molto sensibile e delicato tanto da essere una zona molto protetta, poiché il solo calpestamento casuale spezzerebbe un ecosistema formatosi in centinaia di anni.
Ritengo che la Valle del Devero, dopo aver girovagato per l’Ossola durante gli ultimi 45 anni sia, ancora oggi, anche a livello di flora alpina, il luogo più ricco e vario per ammirare e riscoprire questo fantastico mondo, dove anche i piccoli dettagli si lasciano cogliere con quella magia antica.
La tutela di questo luogo è assolutamente da salvaguardare e difendere, entrando ogni volta in punta di piedi, silenziosamente, come ospiti grati. Ho scelto di condividere alcuni miei scatti fra le tantissime foto scattate durante questa primavera/inizio estate: ho optato per quei fiori che in quell’istante hanno attirato la mia attenzione, in modo casuale, catturando il mio sguardo verso la loro magnetica bellezza ed unicità: spero vi piacciano.
Ora attendo l’autunno: il foliage, le bacche, ed altri fiori tardivi che sicuramente non tradiranno uno degli appuntamenti più importanti con i colori caldi del Devero. Tanta gratitudine per questo Paradiso terrestre.
Cristina Balzarini, Agosto 2020