La Corte Corbernas è situata in una conca alluvionale che ha riempito un antico bacino glaciale, di cui rimane un residuo in una piccola pozza lacustre. Corte, curts e curz sono sinonimi di Alpe, toponimi diffusi nelle vali Antigorio e Formazza. L’alpeggio oggi non è più frequentato dal bestiame e la posizione isolata e raccolta ne fanno un luogo silenzioso e solitario.
Sul lato sud della conca sono alcuni ruderi di baite, mentre poco più sotto emergono, quasi resti fossili, basi di larici divelti e trasportati con la valanga fino all’alpe.
Al disgelo le alte praterie della Corte Corbernas si punteggiano del viola severo e nobile della genziana; in agosto si popolano di infinite varietà di farfalle; in gennaio luccicano dell’infinito brillio dei cristalli di neve.
Alle spalle dell’Alpe si erge la tonda cima del Monte Corbernas, mentre di fronte i prati si affacciano all’altezza del Cervandone e della Punta Fizzi, dietro la quale spunta la cima squadrata del Crampiolo.
La conformazione geologica di queste alture è costituita da calcescisti che sono stati modellati e addolciti da una antica glaciazione terminata circa 10.000 anni fa. I calcescisti sono rocce metamorfiche, cioè trasformate dal calore o dalla pressione: un’ipotesi è che quelli di quest’area provengano da sedimenti calcarei depositatisi nel fondo marino dell’antico Oceano Ligure – Piemontese e poi coinvolti, insieme alla sottostante crosta oceanica, nella subduzione dell’antico oceano al di sotto della placca africana e alla formazione della catena alpina. I calcescisti sono composti da numerosi minerali, con una predominanza di calcite di colore bianco sporco. Nell’area del Sangiatto e del Corbernas è evidente la prevalenza calcarea con la formazione di vere e proprie vene di marmo che affiorano fino in altitudine.
Una testimonianza molto particolare si riscontra nella costruzione delle baite, realizzate lavorando le rocce che avevano a disposizione. Interessante andare a riconoscere, nella baita più piccola dietro quella principale, i cantoni e lo stipite realizzati con i blocchi di marmo raccolti in loco.
Proseguendo alla stessa quota verso Nord si entra in un habitat di particolare pregio. Larga e appariscente appare l’Arbola, tra le più alte cime della zona, tristemente sempre più arida e senza neve al termine della stagione estiva.
Il sentiero si tiene sulla sinistra di una grande piana alluvionale occupata da una estesa torbiera, larga circa un ettaro, oggetto di periodico monitoraggio da parte dell’Ente Gestione Aree Protette: è assolutamente importante non entrare nell’area protetta per non alterare il suo ecosistema. La torbiera è alimentata da una polla d’acqua al centro della piana che permette la vita di miriadi di insetti, anfibi, specie vegetali, e che richiama uccelli di passo. Il manto vegetale si riempie di eriofori che a fine estate esibiscono i loro pennacchi bianchi con cui espongono al vento il fiocco cotonoso per diffondere il seme.
Il sentiero sale lievemente sulla costa ricoperta di rododendri e mirtilli. Anche gli arbusteti sono habitat preziosi, dove nidificano numerosi uccelli, oltre ad essere toccanti e scenografici nel loro variare coloristico ad ogni diverso tocco di luce e di stagione.
Di fronte, le corrugate rocce della Valdeserta; verso sud una stupefacente visione degli spazi che si aprono e respirano in lontananza.
Qui la localizzazione della Corte Corbenas e possibili altri itinerari: mappa
Renata Farina, novembre 2020
questi tur sono interessanti e mi riportano indietro negli anni 70 quando ho conosciutola guardia Utinacci Augusto che mi ha fatto conoscere molti posti e aspetti del Devero ospitandomi nella sua baita a Crampiolo per diversi anni nel mese di settembre con la mia famiglia e ha contribuito a farmi conoscere tutti gli aspetti e la gente che lo abitava e a questi devo essere riconoscente