di Luca Mozzati, 7-8-2020
Salendo alla Bocca della Rossa, dove si trova la celebre scaletta, si passa nel mezzo di un’immensa area di serpentino, che comincia dalla Punta Marani e termina sul Pizzo Fizzi. Su queste magnifiche rocce color ruggine, con mille sfumature, sono state aperte nel tempo decine di vie di tutti i livelli di difficoltà. La nostra proposta inizia con un rilievo talmente minore da essere pressoché sconosciuto, anche se è citato nella storica guida Alpi Lepontine del CAI-TCI di Renato Armelloni del 1986: si tratta di una leggera elevazione a sinistra (ovest) della Bocca della Rossa, di forma vagamente piriforme se vista da sotto denominata Pera della Rossa.
Qui in anni ormai lontani ho “aperto” tre piccole vie, su ottima roccia e di difficoltà moderata, che poi ho più volte ripetuto nel corso degli anni. Si tratta di itinerari assai brevi, di tre lunghezze, ma su ottima roccia e con passaggi molto divertenti.
A differenza di altre strutture, la Pera non ha subito il processo detto “restyling” che consiste nella “messa in sicurezza” attraverso attrezzature fisse quali spit e catene (in gergo detto “asfaltatura”), che ha purtroppo interessato altri percorsi bellissimi, negando così ai ripetitori l’esperienza più intensa che si ha andando in montagna: quella di cercare la propria strada e gestirla secondo le proprie capacità. A differenza di quello che ritengono gli asfaltatori, il loro lavoro nega a chi sale dopo il “restyling” proprio quell’esperienza che credono di fargli vivere in sicurezza.
Anche se microscopiche, le tre vie sono “avventurose”, necessitano quindi padronanza del grado e capacità di sapersi orientare e proteggere.
Perché proporle, col rischio di trovare domani altri scalatori dove normalmente non si trova nessuno? E’ brutto dirlo, ma ho sempre tenuto per me i posti che scoprivo, custodendoli e proteggendoli dal rischio che altri li conoscessero e, magari, li “valorizzassero” (una delle parole che ha permesso e permette una serie di scempi senza fine, come se fossero i nostri interventi a conferire valore a delle rocce, che esistono a prescindere che qualcuno abbia la balzana idea di arrampicarcisi). Ora invece li condivido nella speranza che, avvicinandosi in punta di piedi e con rispetto all’ambiente che amiamo, aumenti il numero dei rocciatori consapevoli che siamo ospiti anche sulle rocce, e che la miglior valorizzazione che possiamo farne sia lasciarle intatte come sono, perché altri possano vivere la nostra esperienza e le rocce stesse esistano a prescindere dalla nostra esistenza.
In equilibrio
Buona arrampicate
Via La rossa della Pera
Segue una linea di minor resistenza nella parte sinistra della parete. La Rossa era forse la mia ragazza del tempo che mi aveva mollato (ovvio il doppio gioco con la Cima della Rossa)
Prima salita: Luca Mozzati e Andrea Savonitto 14 aprile 1981
Lunghezza: 110 metri
Difficoltà: III, IV, passaggio di V
Materiale:dadi, friends e cordini, qualche chiodo in via
Discesa: a piedi dalla Bocca della Rossa
Approccio: Da Devero ai Piani della Rossa e quindi verso il Passo della Rossa. All’altezza della base delle rocce poco prima della scaletta girare a sinistra e proseguire per 200 metri fino alla base della Pera .
Via Dajuk
Il Dajuk è un mostro, residente a Macugnaga ma avvistato anche altrove, che il 15 agosto esce dalla tana a caccia di alpinisti. Pare che sia imbattibile sulle mezze coste, dato che ha una gamba lunga a valle e una corta a monte: in caso di incontro conviene quindi correre nella direzione opposta. Ma pochissimi dopo averlo incontrato sono tornati per raccontarlo. La via, aperta il 15 agosto, è dedicata a lui da due ragazzotti velleitari e un po’ presuntuosi, convinti di scoprire un nuovo mondo nell’arrampicata. E’ un po’ più difficile e avventurosa della precedente
Prima salita: Luca Mozzati e Marco Lanzavecchia, 15 agosto 1982
Lunghezza: 110 metri
Difficoltà: III, IV e passi di V
Materiale: nuts, friens e cordini. Tre chiodi e martello
Via Andrea Brusa
Andrea era un ragazzino, figlio dei vicini di casa a Devero. Dopo un formidabile inizio con una lunghissima gita al Cistella, iniziò a scalare e presto divenne un valido arrampicatore. In questa piccola “prima” aveva 13 o 14 anni, e fu emozionatissimo a sapere che la via era stata battezzata col suo nome. Era il primo della seconda cordata e la sua felicità è un ricordo ancora toccante. Eravamo naif, e in parte lo siamo ancora. Anche grazie a queste rocce e al modo in cui le abbiamo percorse e le percorriamo ancora.
E’ la più facile ma forse la più bella del trittico
Prima salita: Luca Mozzati e Renata Farina con Anrea e Marco Brusa (forse anche Sandro Pirocchi), 14 agosto 1984
Difficoltà: III e IV
Materiale: cordini, nuts e friends