L’Alpeggio di Sangiatto, luogo di produzione del Bettelmatt oltre che di altre qualità di formaggi, è tuttora attivo: viene “caricato” da luglio a settembre da una numerosa quantità di capi.
Le conche di Sangiatto conservano alcuni specchi d’acqua, residui di più ampi laghi glaciali. Sono laghi spesso senza affluenti, alimentati da fonti sotterranee derivanti dalla natura carsica del terreno.
Il lago inferiore, che si incontra per primo giungendo da Crampiolo, è il più profondo e come gli altri laghetti di Sangiatto ospita una ricchissima vita in un ecosistema articolato; i suoi strati accumulati da epoche molto antiche sono oggetto di studi. I bordi e il suo lato inferiore sono popolati di erbe lacustri come il coltellaccio (Sparganium angustifolium) e la brasca (Potamogeton) e le sue acque sono abitate da numerose forme di vita tra cui il Simocephalus vetulus, un minuscolo crostaceo grande al massimo tre millimetri, che si nutre di alghe, con un alto potenziale filtrante e anello della catena alimentare del bacino lacustre.
In luglio il pendio è giallo di arnica montana, in ottobre si sentono le anatre starnazzare, in novembre i larici infuocati si specchiano nell’acqua, in ogni stagione e con ogni tempo si apre una vista spettacolare sulle punte del Cervandone, del Cornera, dell’Helsernhorn, del Boccareccio, del Pizzo Moro.
Il lago è alimentato dall’acqua che scorre nei prati; procedendo lungo le praterie di erba di nardo cervino si incontra un’ulteriore pozza d’acqua solitaria e silenziosa, tra dolci pendii di rododendri e larici e la vista del monte Cistella.
Sul lato nord dell’alpeggio ci sono tracce stagionali di un altro piccolo lago, anch’esso ricco di vita, ma che si asciuga nella stagione estiva.
Le sue coste o il suo fondo umido e fangoso nei periodi di secca vengono occupati dal pascolo del vicino alpeggio. Il calpestamento da parte dei turisti o dei pascoli è uno degli elementi che maggiormente minacciano la sopravvivenza di habitat rari e preziosi come le zone umide e di torbiera di cui l’area del Devero conserva rarissimi esempi.
Salendo al disopra delle baite dell’alpeggio appare il laghetto superiore di Sangiatto, con un bacino perenne, colmo di acqua e di varietà di vita. Lo spettacolo si apre a sud sulla corona del Monte Diei e Cistella, mentre nelle acque del lago si rispecchiano potenti le pendici del Monte Cervandone e le altre cime della catena, in un gioco infinito di colori e increspature, diverse in ogni momento dell’anno.
Procedendo verso sud, avanzando tra le praterie verdi d’estate o bruciate in autunno, la vista offre nuove sorprese. La dolcezza dei declivi, dei colori mutevoli dei fiori, dei rododendri e dei mirtilli, delle erbe secche e poi brune, fino all’arrivo delle prime nevi fa da sostegno all’emergere delle cime che ogni passo appaiono e scorrono in un respiro di spazi e orizzonti.
Procedendo verso sud si può scendere verso l’Alpe Fontane, situata più a valle. La vista si apre maestosa per l’imporsi del Monte Cervandone e l’apertura sul panettone del Cazzola e dei monti verso Veglia.
L’alpe Sangiatto si può raggiungere da Devero partendo da Corte d’Ardui, o da Crampiolo mediante una strada agricola o il sentiero sulla costa del lariceto, o partendo dal posteggio inferiore di Devero passando per Cologno e l’Alpe Fontane.
Qui la localizzazione dell’Alpe Sangiatto e possibili itinerari: mappa.
Renata Farina, novembre 2020