E’ appena terminata una prima serie di incontri promossa dalla nuova Associazione Devero Naturalmente. Tutti gli interventi hanno toccato un tema importate: il fragile equilibrio in cui la montagna, e Devero, si trovano oggi, tra un’eredità trasmessa dalla storia che abbiamo ripercorso e un futuro da affrontare in modo consapevole.
La toccante Natalia Ratti in “Omaggio a Bonatti: parole in concerto” ha introdotto gli incontri raccontando di un modo di andare in montagna facendolo rivivere emotivamente a tutti i presenti . Tappa dopo tappa, in sei episodi Natalia ha riproposto il percorso dell’alpinista dagli inizi, commentando con brani pianistici di Rachmaninov, Chopin e altri la salita al K2, la tragedia al Pilone Centrale e la solitaria al Cervino. Professionista senza incertezze, è stata molto apprezzata anche per la regia dello spettacolo e la recitazione. Un recital che merita di essere riproposto.
Il direttore dell’Ente Aree Protette Ossola Daniele Piazza nell’incontro “L’Alpe Devero, la rete Natura 2000 e il ruolo dell’uomo in montagna” ha presentato la rete Natura 2000 al cui interno è inserito non solo l’area del Parco, ma tutto il territorio dell’Alpe Devero. Ha proiettato le bellissime immagini tratte dalla pubblicazione dell’Ente di Gestione delle Aree Protette “Daniele Piazza, Rete Natura 2000 in Val d’Ossola, Il SIC e ZPS “Alpi Veglia e Devero – Monte Giove” Val Vannino e Monte Giove, distribuito anche ai presenti. Una rete ecologica istituita dall’Unione Europea “che individua, raccoglie e protegge numerosi siti caratterizzati dalla presenza di habitat naturali e seminaturali, proteggendo flora e fauna. Una rete ecologica è definibile come un insieme di “nodi” (aree in cui si concentrano valori naturalistici e ambientali di massima importanza, zone in cui la natura è tutelata da speciali norme e leggi) collegati tra di loro da “corridoi ecologici”, attraverso i quali le specie che trovano nei nodi i loro habitat ideali, possono spostarsi, migrare e diffondere. Nel progetto “Rete Natura 2000”, i “nodi” sono costituiti dai Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS).” La presidente del Parco Veglia Devero, presente all’incontro, ha sottolineato come la conservazione di molti habitat e di molte specie è legata alla presenza di pratiche di gestione del territorio antiche e tutt’ora presenti.
L’architetto Cristina Pagino “Le architetture dell’Alpe Devero: l’eredità dei nonni per il XXI secolo” ha presentato in modo accurato le architetture tradizionali dell’Alpe Devero e il loro impiego per una vita confortevole che però ne conservi gli elementi. Ne ha raccontato la storia e il valore e ne ha dettagliato caratteri architettonici, aspetti tecnici, possibile adattamento alle necessità odierne. Il vicesindaco Stefano Costa presente all’incontro ha anche ricordato il Piano Paesistico adottato nel 2000 come modello virtuoso che permette di recuperare una storia e tradizione, che andrebbe adottato anche al di là del Devero e delle aree protette. Ha poi introdotto il tema dell’Albergo Cervandone, di proprietà pubblica e ora in rovina, per il quale ha prospettato tre tipi di interventi 1- un recupero con superficie ridotta secondo le indicazioni del Piano Paesistico con un progetto che era già stato studiato 2- lo smembramento della volumetria edificabile e il suo utilizzo per la realizzazione di tre edifici 3. l’abbattimento. E’ nata la proposta di un incontro comune tra tutti i soggetti presenti in Devero, compresi i privati che hanno investito restaurando le proprie abitazioni, affrontando il tema di quale futuro per il Devero si vuole prospettare, anche rispetto al numero di accessi.
Debora Barolin e Guido Teppa, guardaparco delle aree Protette, nell’incontro sulla “Flora di alta montagna al Devero” hannoposto il tema del fragile equilibrio dei nostri habitat. Habitat che in parte sono stati plasmati dal lavoro agricolo e pastorale, e che questo lavoro devono garantire per mantenerne i caratteri, ma governandolo e facendo in modo che questo non provochi un impatto dannoso sulla naturalità degli ambienti e sulla biodiversità. Sulla flora di montagna è stato sottolineato come l’emergenza climatica stia innalzando il livello altimetrico dei fiori, con possibili scompensi e minacce alle specie alpine. Hanno poi dato una serie di indicazioni su corretti comportamenti da adottare da parte dei frequentatori. L’incontro ha suscitato domande e il desiderio di approfondimento. I due giovani Guardaparco oltre a condividere la loro competenza si sono posti come “guide” per dare consigli a una migliore tutela.
Incontro con Mirella Tenderini, Alberto Paleari, Tonino Galmarini. Nella piazzetta dell’Alpino sono stati presentati due libri, alla presenza dei relativi editori. In “Cent’anni di vita” (ed.Tararà) Mirella Tenderini, sotto forma di lettera ai nipoti, racconta e tramanda la vita attraversata da lei e della sua famiglia, tra esperienze, ambienti, difficoltà non immaginabili alle nuove generazioni; tra questi, gli anni passati al Devero come gestore del rifugio del CAI allora alla “Casa della Contessa”. Alberto Paleari ha rievocato l’origine e alcuni caratteri del suo racconto “La casa della Contessa” (in “L’Alpe Devero tra sogni e ricordi: La casa della contessa. Gli anni del Devero” Ed. Monte Rosa) di fantasia e realtà ambientato al Devero del 1989 con le persone reali che aveva conosciuto.
Gli anni del Devero sono stati ricordati anche dalla voce di alcuni tra i presenti e soprattutto dalla presenza acuta ironica e commuovente di Tonino Galmarini. L’incontro è stato condotto in modo amichevole da Ruggero Meles, scrittore e amico della Tenderini, ed è terminato anche con un canto di montagna intonato dal giovane Prina di Baceno. Tra i presenti era implicito l’apprezzamento e condivisione di quel modo di essere del Devero e di vivere la montagna, come era e come era raccontato da alcuni dei protagonisti, con i suoi valori e il rigore e la fatica per conservarlo.
Il tema che è emerso dunque è il fragile equilibrio tra i valori – architettonici, umani, del senso della montagna, del valore ambientale dell’area protetta, degli habitat tra natura e lavoro dell’uomo – di questo ambiente montano che ci sono tramandati da una storia che abbiamo rievocato e il futuro che dobbiamo costruire. Sicuramente l’impatto più forte di questo futuro viene dalla pressione del turismo crescente portatore di altre aspettative, bisogni, abitudini, interessi economici. La rivisitazione dei valori di questo luogo, la riflessione comune sono il primo passo per affrontare in modo consapevole il futuro.
Gli incontri sono stati tenuti al Museo dell’Alpeggio che l’Ente Aree Protette ha gentilmente concesso, con la collaborazione logistica della Cooperativa Devero 2.0 e della Casa Vacanza La Rossa. Un incontro si è tenuto all’esterno della Antica Locanda Alpino. Si ringrazia tutti quanti hanno reso possibili queste iniziative.
Renata Farina, 28.08.2020