La pera della Rossa, trittico di arrampicate facili da scoprire

di Luca Mozzati, 7-8-2020

Salendo alla Bocca della Rossa, dove si trova la celebre scaletta, si passa nel mezzo di un’immensa area di serpentino, che comincia dalla Punta Marani e termina sul Pizzo Fizzi. Su queste magnifiche rocce color ruggine, con mille sfumature, sono state aperte nel tempo decine di vie di tutti i livelli di difficoltà. La nostra proposta inizia con un rilievo talmente minore da essere pressoché sconosciuto, anche se è citato nella storica guida Alpi Lepontine del CAI-TCI di Renato Armelloni del 1986: si tratta di una leggera elevazione a sinistra (ovest) della Bocca della Rossa, di forma vagamente piriforme se vista da sotto denominata Pera della Rossa.

Qui in anni ormai lontani ho “aperto” tre piccole vie, su ottima roccia e di difficoltà moderata, che poi ho più volte ripetuto nel corso degli anni. Si tratta di itinerari assai brevi, di tre lunghezze, ma su ottima roccia e con passaggi molto divertenti.

La Pera della Rossa con il trittico di vie
da sinistra: La Rossa della Pera, Dajuk, Andrea Brusa

A differenza di altre strutture, la Pera non ha subito il processo detto “restyling” che consiste nella “messa in sicurezza” attraverso attrezzature fisse quali spit e catene (in gergo detto “asfaltatura”), che ha purtroppo interessato altri percorsi bellissimi, negando così ai ripetitori l’esperienza più intensa che si ha andando in montagna: quella di cercare la propria strada e gestirla secondo le proprie capacità. A differenza di quello che ritengono gli asfaltatori, il loro lavoro nega a chi sale dopo il “restyling” proprio quell’esperienza che credono di fargli vivere in sicurezza.

Anche se microscopiche, le tre vie sono “avventurose”, necessitano quindi padronanza del grado e capacità di sapersi orientare e proteggere.

1984, Marco e Andrea Brusa e Renata Farina all’attacco di Andrea Brusa

Perché proporle, col rischio di trovare domani altri scalatori dove normalmente non si trova nessuno? E’ brutto dirlo, ma ho sempre tenuto per me i posti che scoprivo, custodendoli e proteggendoli dal rischio che altri li conoscessero e, magari, li “valorizzassero” (una delle parole che ha permesso e permette una serie di scempi senza fine, come se fossero i nostri interventi a conferire valore a delle rocce, che esistono a prescindere che qualcuno abbia la balzana idea di arrampicarcisi). Ora invece li condivido nella speranza che, avvicinandosi in punta di piedi e con rispetto all’ambiente che amiamo, aumenti il numero dei rocciatori consapevoli che siamo ospiti anche sulle rocce, e che la miglior valorizzazione che possiamo farne sia lasciarle intatte come sono, perché altri possano vivere la nostra esperienza e le rocce stesse esistano a prescindere dalla nostra esistenza.

In equilibrio

Buona arrampicate

Un giovanissimo Andrea Brusa prima della salita che in suo onore prenderà il suo nome, 1984
La Pera nei pressi dell’attacco. La via Dajuk passa grossomodo lungo il profilo sinistro, la via Andrea Brusa nelle evidenti fessure della magnifica placca di destra

Via La rossa della Pera

Segue una linea di minor resistenza nella parte sinistra della parete. La Rossa era forse la mia ragazza del tempo che mi aveva mollato (ovvio il doppio gioco con la Cima della Rossa)

Prima salita: Luca Mozzati e Andrea Savonitto 14 aprile 1981

Lunghezza: 110 metri

Difficoltà: III, IV, passaggio di V

Materiale:dadi, friends e cordini, qualche chiodo in via

Discesa: a piedi dalla Bocca della Rossa

Approccio: Da Devero ai Piani della Rossa e quindi verso il Passo della Rossa. All’altezza della base delle rocce poco prima della scaletta girare a sinistra e proseguire per 200 metri fino alla base della Pera .

Rossa della Pera, relazione del 1981

Via Dajuk

Il Dajuk è un mostro, residente a Macugnaga ma avvistato anche altrove, che il 15 agosto esce dalla tana a caccia di alpinisti. Pare che sia imbattibile sulle mezze coste, dato che ha una gamba lunga a valle e una corta a monte: in caso di incontro conviene quindi correre nella direzione opposta. Ma pochissimi dopo averlo incontrato sono tornati per raccontarlo. La via, aperta il 15 agosto, è dedicata a lui da due ragazzotti velleitari e un po’ presuntuosi, convinti di scoprire un nuovo mondo nell’arrampicata. E’ un po’ più difficile e avventurosa della precedente

Prima salita: Luca Mozzati e Marco Lanzavecchia, 15 agosto 1982

Lunghezza: 110 metri

Difficoltà: III, IV e passi di V

Materiale: nuts, friens e cordini. Tre chiodi e martello

Dajuk, relazione del 1982
Dajuk, secondo tiro durante la prima salita, 1982
Dajuk, terzo tiro durante la prima salita, 1982

Via Andrea Brusa

Andrea era un ragazzino, figlio dei vicini di casa a Devero. Dopo un formidabile inizio con una lunghissima gita al Cistella, iniziò a scalare e presto divenne un valido arrampicatore. In questa piccola “prima” aveva 13 o 14 anni, e fu emozionatissimo a sapere che la via era stata battezzata col suo nome. Era il primo della seconda cordata e la sua felicità è un ricordo ancora toccante. Eravamo naif, e in parte lo siamo ancora. Anche grazie a queste rocce e al modo in cui le abbiamo percorse e le percorriamo ancora.

E’ la più facile ma forse la più bella del trittico

Prima salita: Luca Mozzati e Renata Farina con Anrea e Marco Brusa (forse anche Sandro Pirocchi), 14 agosto 1984

Difficoltà: III e IV

Materiale: cordini, nuts e friends

La relazione del 1984
Renata e Andrea sul primo tiro durante la prima salita, 1984
Andrea durante la prima salita, 1984
Andrea sul passo chiave durante la prima salita, 1984
Renata su Andrea Brusa 36 anni dopo la prima salita, 2020

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